Alcuni storici attribuiscono le origini dell’arte e scienza di combattere i disturbi e le malattie con la medicina vegetale agli antichi Egiziani, ai Cinesi e agli Indiani.
La tradizione medica cinese risale fin dalla notte dei tempi. Infatti il primo trattato di materia medica a noi noto è il Pen Ts’ao Ching, risalente a oltre 5000 anni fa (circa 3000 a.C.), scritto, dall’imperatore Shen Nung, detto anche “divino guaritore”. L’imperatore si interessava di erbe medicinali, provandone le proprietà su stesso, e riportò la sua esperienza, in questo trattato dove descrisse numerose piante officinali e persino di 237 prescrizioni erboristiche basate. Apprendiamo che già al tempo erano conosciute, ad esempio, le proprietà curative dell’efedra, il rabarbaro ed il papavero da oppio.
Li Che-tchen
In tempi più recenti, alla fine del XVI secolo, si distingue un altro personaggio che è Li Che-Tchen, detto anche “Ippocrate cinese”. Li Che-Tchen fu autore di un’opera colossale sulla quale si appoggia la farmacopea tradizionale cinese e riferimento ancora attuale di tutti i farmacologi che è il Pen Ts’ao Kang Mu.
Li Che-tchen consacrò trent’anni della sua vita, nella redazione del Pen Ts’ao frutto della consultazione di oltre 360 trattati medicali e 591 opere apparse dopo Chen Nong. Un compendio generale che comprende 1100 figure illustrative, 12.000 ricette e formule, la descrizione di 1074 sostanze vegetali, 443 animali e 354 minerali. In suo onore la Repubblica popolare cinese nel 1956 volle rendergli omaggio emettendo un francobollo con la sua effige.
ayurveda
L’uso delle piante officinali in India è antico più o meno come in Cina. Il termine tradizionale per indicare la medicina indiana è ayurveda, che deriva dal sanscrito ayur (vita) e veda (conoscenza, saggezza). Essa discende dai Veda, i 4 libri indiani della saggezza di cui il più antico, il Rig Veda, risale a 3000-4500 anni fa, dove sono descritte numerose operazioni chirurgiche e formule per medicamenti composti da 67 erbe, tra cui lo zenzero, la cannella, la senna.
L’Ayurveda enuncia che per ritrovare il benessere e la salute non è possibile curare soltanto il corpo perché non si potrebbero ottenere i risultati sperati. Perché ci sia la salute, o meglio l’equilibrio delle diverse forze che compongono l’organismo umano, bisogna coinvolgere in questo processo la mente e la coscienza.
Arabia, india ed europa
Dal VII secolo d.C. la medicina ayurvedica influenzò la medicina araba, la quale a sua volta aveva acquisito conoscenze mediche dai Greci e popoli asiatici vicini. Gli Arabi furono un tramite tra l’India (e parte dell’Asia) e l’Europa, per la diffusione di alcune conoscenze erboristiche.
Con gli Arabi si ebbe un periodo aureo con l’accademia scientifica di Bagdad, dove si distinsero come valenti botanici e alchimisti. Agli arabi dobbiamo i vocaboli: Alcool, Sciroppo, Canfora, Alchermes. Il primo chimico arabo fu Geber, il quale scrisse numerosi trattati di alchimia.
Gli egizi
Migliaia di anni prima di Cristo si sviluppò un’avanzata civiltà, che influenzò poi tutte le altre europee successive, che è quella egiziana. Oltre alle conoscenze in campo astrologico e tecnico, agli ordinamenti sociali e alle altre manifestazioni tipiche di una società evoluta, gli egiziani avevano una buona conoscenza botanica ed agronomica, e quindi anche medica. L’importanza dell’antica medicina egizia era conosciuta anche nell’antica grecia. Omero definiva i medici egizi “più esperti di tutti gli altri uomini” (Odyssea, 4, 231-232). Il padre della Chiesa Clemente Alessandrino (III sec.) in Stromata scrive di essere a conoscenza di sei ‘libri’, facendo riferimento ai rotoli di papiro, che contengono la scienza dei medici egizi: sulla struttura del corpo; sulle malattie; sugli strumenti; sui farmaci; sugli occhi; sulle malattie femminili. (Clemente Alessandrino, Stromata, VI, 4, 35.1-37).
Nel tempio di Kôm Ombo, nell’Alto Egitto, vicino ad Assuan, sono raffigurati, sulla parte nord del recinto esterno, strumenti medici e chirurgici quali bendaggi, seghe, forbici, bisturi, forcipi e contenitori vari per medicamenti. Accanto allo strumentario, vi sono alcune ricette mediche con tanto di componenti e dosi. Alcuni studiosi invece ipotizzano che siano solo attrezzi rituali per cerimonie religiose.
Il “papiro di Ebers”, lungo quasi 20 m, ritrovato presso Luxor e risalente a circa il 1500 a.C. riporta l’esperienza di più di un millennio di medicina egizia, elencando 876 formule erboristiche basate su più di 500 piante, di cui quasi un terzo compare ancora nelle farmacopee occidentali!
I numerosi papiri egizi ritrovati con gli scavi, testimoniano la competenza degli antichi sacerdoti egizi in fatto di piante medicinali e di sostanze minerali e animali adatte a curare le malattie e anche il ruolo fondamentale della religione nella medicina e nell’intera vita della società egizia. Fra i numerosi dei dell’antico Egitto: Osiride era venerato anche come dio della medicina oltre che per l’agricoltura. Iside, sua sorella, presiedeva al rinnovamento della vita. A Iside si attribuiva il merito di aver trasmesso i segreti delle cure mediche all’umanità: essendo una guaritrice tanto potente, era a lei che il malato si rivolgeva per essere liberato dalla sofferenza. Si credeva inoltre che il dio Toth avesse formulato tutte le prescrizioni curative: egli è rappresentato mentre tiene nella mano sinistra il simbolo della vita e nella destra un bastone simbolo della sapienza.
IN grecia
In Grecia non tardò a farsi sentire l’influenza della sapienza egizia riguardo la conoscenza della pratica medica. La civiltà ellenica importò le conoscenze egizie e le arricchì di nuove scoperte. Tra i personaggi più importanti, ricordiamo il grande filosofo Aristotele (IV sec. A.C.), che si è occupato anche di scienze naturali, quindi di Botanica.
Ippocrate, medico e sacerdote a Cos, considerato ancora oggi il “padre della medicina”. Ippocrate proveniva da una famiglia aristocratica, i cui membri erano appartenuti alla corporazione degli Asclepiadi. Il padre di Ippocrate infatti diceva di discendere da Asclepio dio della medicina. Ippocrate viaggiò moltissimo in Grecia e Egitto, dove fu iniziato agli antichi segreti detenuti dai sacerdoti. Ritornato in Grecia fondò una scuola di medicina, nel santuario dedicato ad Asclepio, dove si curavano i fedeli-pazienti, si studiavano la medicina cioè i rimedi naturali e la chirurgia. Il culto di Asclepio e quindi i suoi principi medici si diffusero in Grecia, ove era famoso il tempio di Epidauro.
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